martedì 19 aprile 2011

NUCLEARE, STOP DEL GOVERNO. VITTORIA!!!!!!!!!

Il governo, in Aula al Senato, ha recepito un emendamento presentato da Francesco Rutelli e ha di fatto manifestato l'intenzione di fermare, con una modifica al decreto omnibus, il 'piano nucleare', trasformando così la moratoria di un anno, annunciata dopo il disastro di Fukushima, in una cancellazione dei programmi per quello che riguarda la realizzazione di nuovi impianti.

L'esecutivo, con un emendamento presentato in Aula, ha proposto infatti «l'abrogazione di disposizioni relative alla realizzazione di nuovi impianti nucleari». Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, si legge nell'emendamento, «non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare». Secondo alcuni senatori, infine, l'emendamento avrebbe anche l'effetto di superare il referendum sul nucleare che incombe a giugno.

Pier Luigi Bersani rivendica come vittoria dell'opposizione la decisione del governo di rinunciare alla costruzione delle centrali nucleari. «Il governo con ogni evidenza scappa dalle sue stesse decisioni», ha detto il segretario del Pd rispondendo ai giornalisti sotto la sede del partito, «credo che questa sia in ogni caso una vittoria nostra, di chi ben prima del Giappone ha messo in luce l'assurdità del piano nucleare così come l'aveva concepito il governo». Dunque per il segretario del Pd la decisione è «chiaramente un dato positivo, ma non è abbastanza perché è chiaro che vuole scappare dal confronto con l'opinione pubblica nel referendum». «Lavoreremo - ha aggiunto Bersani - affinché ci sia il quorum anche negli altri referendum. Il Governo peraltro non dice quale sia la politica energetica: mentre si abbandonano i vecchi passi contemporaneamente si distruggono le politiche sulle rinnovabili. Anche in questo campo il Governo è allo sbando».

Ora, ha aggiunto, «bisogna uscire dall'ambiguità e dire che politica energetica si vuol fare perchè non basta una moratoria al nucleare». Bersani ha preannunciato che domani presenterà un'interrogazione al governo, durante il question time alla Camera, sulle energie rinnovabili. «Dopo il disastro del decreto servono risposte e incalzeremo il governo. Io voglio che mi si risponda perchè ci sono centomila persone, per la maggior parte giovani, che stanno perdendo il lavoro».

La marcia indietro sul nucleare mette infatti a rischio il referendum: «Addio al referendum sul nucleare. Il Governo vigliaccamente toglie la parola agli elettori, portando in aula un emendamento al decreto omnibus che verrà votato tra oggi e domani che intende abrogare le disposizioni relative alla realizzazione degli impianti nucleari». È quanto dichiarano, in una nota congiunta, Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, senatori del Pd. E addio «anche alla moratoria di un anno- proseguono i democratici- perchè la procedura viene semplicemente sospesa sine die, in attesa forse di tempi migliori e sicuramente dopo avere aggirato l'ostacolo del referendum che avrebbe bocciato l'avventura nuclearista del Governo». Insomma, «la paura fa novanta e il Governo pavido preferisce far saltare il quesito referendario, nel fondato timore che la bocciatura degli elettori fosse la pietra tombale sull'assurdo e pericoloso ritorno delle centrali atomiche nel nostro Paese». Quella del governo, concludono Della Seta e Ferrante, «non è altro che una legge truffa in salsa nucleare, ma considerando che tutti i maggior Paesi si avviano a uscire dall'energia atomica, questo trucchetto è il definitivo harakiri dei nuclearisti nostrani».
«Per noi è una buona notizia, abbiamo ottenuto quello che chiedevamo, cioè l'eliminazione del programma nucleare che non garantiva sicurezza ai cittadini, alle imprese, ai territori». Lo afferma in una nota Raffaella Mariani, capogruppo del Partito democratico nella commissione Ambiente alla Camera, dopo lo stop annunciato dal governo alla realizzazione delle centrali nucleari, in termini che superano la moratoria già prevista dall'esecutivo, ma il rischio che ora dobbiamo combattere - aggiunge - è il subdolo tentativo del governo di delegittimare l'appuntamento referendario nel suo complesso, puntando a una bassa partecipazione: obiettivo che dobbiamo contrastare con tutte le nostre forze».


«L'ennesima truffa del governo agli italiani»: così il leader di IdV Antonio Di Pietro, in una conferenza stampa a Montecitorio, ha definito l'emendamento inserito dall'Esecutivo nella moratoria al nucleare prevista nel decreto legge omnibus all'esame del Senato. «Se il governo - ha spiegato Di Pietro - avesse deciso di rinunciare al nucleare non potremmo che essere felici. Invece con questo emendamento si dice soltanto che si posticipa l'individuazione delle località in cui realizzare le centrali». «Non giochiamo a fare i furbi. È evidente - ha proseguito - che l'esecutivo ha capito che la partita referendaria è persa e la vuole far finire prima del tempo».

Anche Rutelli plaude:«Il governo fa marcia indietro sul nucleare». Lo dice il leader di Alleanza per l'Italia che si attribuisce il merito di aver presentato un emendamento per la soppressione del programma nucleare copiato dal governo. «L'esecutivo - spiega Rutelli - ha deciso di presentare un subemendamento che è identico a quello già presentato dai senatori di Api. Con la nostra proposta recepiamo il referendum abrogativo sul nucleare. Si mette fine così- conclude Rutelli- ad una illusione priva di presupposti economici e di garanzie di sicurezza, tanto più alla luce del disastro di Fukushima».


Il ministro Romani scopre l'importanza dell'energia verde. «Adesso importante andare avanti e guardare al futuro, impiegando le migliori tecnologie disponibili sul mercato per la produzione di energia pulita, in particolar modo per quanto riguarda il comparto delle rinnovabili e dell'energia verde», ha detto dopo lo stop al piano nucleare del governo, il ministro dello Sviluppo economico.




1 commento:

Anonimo ha detto...

vittoria di pirro.
in tal modo, se la Corte di Cassazione dovesse pronunciarsi per l'inutilità del referendum già fissato,
la legge sarebbe successivamente riproponibile con conseguente nuovo referendum