lunedì 13 settembre 2010

VOLEVO FARE LA SCRITTRICE: NASCONDO LA LAUREA PER ESSERE DEGNA DI SERVIRE AI TAVOLI.

Si è concluso domenica l' EuroGeneration, organizzato dai giovani democratici di Basilicata, al quale hanno partecipato giovani democratici di ogni parte del Sud Italia. Una scuola di politica che ha visto la partecipazione di autorevoli esponenti del Pd e del mondo associativo di Basilicata. Tanti i temi affrontati compreso quello del lavoro, al quale ho partecipato, ascoltando il contributo di CGIL, CISL e UIL, rappresentanti dello stesso mondo ma con analisi e prospettive diverse. A loro e ai giovani democratici avrei voluto chiedere di commentare la lettera di una giovane laureata lucana, inviata e pubblicata dalla rivista VANITY, una giovane, come tante del nostro SUD che vuole crescere ma che subisce le angherìe di una politica borbonica.
Caro direttore,
volevo fare la scrittrice, la giornalista, la poetessa. Non ho saputo combattere, al primo spintone sono caduta. Eppure lo sento ancora battere il mio cuore quando scrivo. Eppure l'ho ben fissa nella mente l'immagine della gloria raggiunta con i temi al liceo, penso alle pagine consumate dei libri, al profumo della biblioteca, a quell'ineguagliabile senso di pace che per anni mi ha fatto sentire invincibile, al senso del dovere che come un bruchetto si trasformava nella farfalla di nome " Passione". Le domeniche passate a studiare; ma non è un sacrificio, a me piace e un giorno la vita mi ripagherà di tutto, dicevo a me stessa. La lotta per un 30 e lode che pensi possa cambiare il corso della tua esistenza: la scelta della tesi più difficile, con il professore più stronzo, per dimostrare ( ma a chi?) che tu puoi, e dopo stringila quella tesi fra le mani, stringila come una reliquia del sudore e della fatica, il trofeo del nulla che è il tuo tutto, stringila quando la rabbia ti soffocherà e vorrai farne un falò. Quando ti verrà un pò da ridere e un pò da piangere, sentendo parlare di scuola più severa, stringili fra le mani i tuoi titoli, appendili al muro e ricorda di spolverarli ogni tanto. Scrivilo sulla targhetta del citofono chi sei, almeno ogni volta che tornerai a casa ti ricorderà quale percorso hai seguito. Ogni tanto mi fermo ad ascoltare un tg che racconta le notti brave dei giovani nei più fighi locali notturni, bugiardi: raccontate dell'Italia vera e la vita di chi sogna una normalità. Dite dei giovani costretti a dimenticarsi di se stessi, a non citare nel curriculum i propri titoli per non essere " troppo", per essere degni di servire ai tavoli o vendere pacchetti televisivi e contratti telefonici per due mesi e poi a casa, di nuovo, e ancora e ancora e ancora.
UN COMICO HA DETTO:
"NEL MIO CASSETTO SONO RIMASTE SOLO LE MUTANDE,
I SOGNI NON CI SONO PIU'

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Invia la richiesta di lavoro al Comune di Policoro...indirizzato al Sindaco...subito...fallo sul serio...lo ha detto stampa o direttore Inca rica toè unpes simo giorno uggioso rnalista

Anonimo ha detto...

Il dramma dei giovani laureati del sud è la miseria di un'Italia rivolta sguardo all'indietro. Stimao facendo passi indietro da gigante.